Lakeaddicted e il mio “perché”

Oggi provo a raccontarvi cosa ho capito che non può mancare se hai un progetto e lo vuoi portare avanti, anche quando un giorno ti alzi e ti dicono che il mondo non è più lo stesso.
Me lo sono chiesta tante volte negli ultimi mesi, lavorando nel turismo e curando da tempo il progetto del blog.
Di sicuro non possono mancare quattro cose: passione, formazione, obiettivi e un piano. Va bene.
Ma quest’anno le carte in tavola si sono mischiate e nonostante questi quattro ingredienti non siano venuti meno, non sarebbero mai bastati da soli a convincermi a non mollare.
Ho dovuto trovare un “perché”.
Questa riflessione è partita da un podcast che ho ascoltato e mi ha fatto pensare.
E’ vero, mi sono detta! Qualunque cosa si stia cercando di realizzare, quando le cose si complicano si deve sapere rispondere a una domanda: perché lo si sta facendo? Visto che probabilmente in quel momento di difficoltà la passione è poca e gli obiettivi sono difficili da raggiungere, è importante andare più a fondo nelle motivazioni.
Io ci ho provato e la risposta che mi sono data è ciò che ancora adesso, con assoluta certezza, quando traballo mi fa dire “vado avanti”.
Perché lo faccio?
Di perché ne ho trovati diversi.
Perché mi piace valorizzare il territorio in cui vivo, perché mi piace scoprire e raccontare angoli di lago un po’ meno conosciuti, perché credo tanto nel valore del turismo di prossimità, perché contribuire a dare visibilità alle piccole attività del territorio per me vuol dire sostenere un modello di economia in cui mi ritrovo molto, perché sapere che ci sono persone che si sono affezionate ai miei contenuti è gratificante e perché ho la possibilità di un lavoro alternativo.
Ma IL perché che tiene davvero in piedi tutto è uno solo.
L’ho capito provando a togliere tutti i perché precedenti per vedere cosa rimanesse…
La risposta è che tengo a questo progetto perché è la mia palestra (di vita). Niente po’ po’ di meno 😀 .
Eppure sì, è il pezzo di mondo in cui davvero mi misuro con me stessa e con i miei limiti, ma anche con la mia capacità di rimboccarmi le maniche, di insistere e di trovare nuove idee.
Qui sperimento, costruisco, invento. Qui conosco persone, faccio scoperte e imparo. Qui mi diverto e sogno.
Avere questo progetto mi fa stare bene, ecco il punto.
E questo è un carburante molto potente. Al quale attingo quando gli altri perché vengono meno.
Quando la situazione attorno si complica a tal punto che il senso dei propri sforzi si indebolisce.
Mi dico “è la mia palestra” e ne ho bisogno. Vada come vada!
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